Arriva una segnalazione, via la bandiera della pace e lo striscione “Cessate il fuoco” dal balcone della Casa delle Donne. Per le femministe, un attacco al pacifismo

Sinistra Italiana Ravenna si schiera al fianco della Casa delle Donne nella querelle nata tra l’associazione femminista e le istituzioni locali e governative, sulla questione della pace e delle lotte pacifiste: “Un Prefetto non ha l’autorità per decidere cosa si possa esporre o meno da un balcone e un Comune non è un organo burocratico, ma politico”, dicono da SI.

I FATTI

Per capire di cosa si sta parlando è bene fare un passo indietro e riferirsi alla spiegazione fornita in un lungo post pubblicato sulle pagine social della Casa delle Donne di Ravenna: “Lunedì mattina abbiamo ricevuto una telefonata dal Comune, in cui ci dicevano che erano andati nel balcone di Via Maggiore 120, avevano tolto la bandiera della pace e lo striscione Cessate il fuoco. Chiediamo perchè e perchè proprio adesso dal momento che bandiera e striscione sono lì dallo scorso ottobre. Riceviamo risposte confuse e balbettanti in cui capiamo solo che bandiera e striscione non possono stare vicino al blocco delle bandiere istituzionali di Europa, Italia e Comune”, scrivono le femministe. Il tutto sarebbe emerso in seguito ad una segnalazione non meglio identificata.

La sede dell’associazione si trova, come si sa, in  uno stabile di proprietà comunale, che accoglie al piano terra gli uffici del decentramento. Al primo piano ci sono invece i locali della Casa delle Donne e sul balcone, affacciato sul pianerottolo delle scale, trovano spazio i vessilli istituzionali che contraddistinguono ogni edificio di proprietà comunale. Sotto a quei vessilli, c’erano anche una bandiera della pace, che può essere considerato un valore di portata universale e uno striscione con le parole “Cessate il fuoco”, dunque un invito a smettere le ostilità e risparmiare vite umane.

Fino a pochi giorni fa, tutto bene. Poi, d’improvviso “l’atto d’imperio”: “Facciamo notare – spiegano dalla Casa – che questa volta il Comune agisce con una grande solerzia e che avrebbero anche potuto chiederci di togliere bandiera e striscione invece di avvisarci a fatto compiuto. Chiediamo se possiamo collocarle alle finestre. Ci dicono di sì perchè le finestre sono di nostra pertinenza (in effetti è di nostra pertinenza anche la pulizia di quelle finestre). Venerdì mettiamo alle finestre bandiera e striscione e sabato pomeriggio riceviamo una telefonata dal Comune in cui ci sollecitano a rispettare la nota della Prefettura che ci inviano. Un altro momento di grande solerzia”.

“Quindi la misteriosa segnalazione era la nota della Prefettura – si chiedono dalla Casa -? Non l’abbiamo capito. E la pertinenza non è nostra? Non l’abbiamo capito. La nota della Prefettura è una lettera datata 19 gennaio 2023 indirizzata al Sindaco del Comune di Ravenna e per conoscenza alla consigliera Veronica Verlicchi Capogruppo consigliare La Pigna in cui il Prefetto invita il Comune a trovare una diversa collocazione alla bandiera della pace distante dai vessilli istituzionali in modo da rispettare il rango e la dignità delle bandiere nazionale, europea e comunale”.

Le bandiere ora sono state rimosse dalle finestre e appese nel vano scale, ma pare che anche in questa posizione non siano gradite e debbano essere rimosse. Si vedrà. Quel che sottolineano però dalla Casa delle Donne è l’esigenza di aprire una riflessione politica, “perchè questa vicenda è tutta politica”, sostengono.

“Alla soglia di una guerra mondiale e nucleare il blocco delle bandiere istituzionali non ha più sopportato la vicinanza dell’idea di un mondo di pace. Questo è accaduto – affermano -. Anzi. E’ accaduto di più. Il blocco delle bandiere istituzionali non ha neanche sopportato più la vicinanza di quel pezzo di società civile che crede che la pace sia l’unica possibile alternativa capace di garantire l’esistenza e la prosecuzione di questo mondo e di tutte le sue specie. Da qui la necessità di una strategia fortemente repressiva e punitiva che mira all’invisibilizzazione di chi rappresenta un ingombro sulla strada che porta dritti alla prossima guerra mondiale nucleare”.

“E del resto è di pochi giorni fa l’approvazione della Camera dei deputati del DDL 1660 che inasprisce con dispositivi violenti e repressivi ogni forma di espressione di dissenso compresa la “propaganda” delle lotte considerata “terrorismo della parola”. Ci viene quindi da pensare che le parole pace e cessate il fuoco siano considerate terrorismo – aggiungono -. E ancora siamo sempre state noi a inizio mandato a chiedere al Sindaco come mai proprio negli anni più belligeranti dal dopoguerra non avesse istituito la delega alla pace, che pure esisteva e aveva anche molto e bene lavorato. Non ci fu neanche data la possibilità di incontrarci e ragionare. Solamente leggemmo dal giornale che di pace si sarebbero occupate ben 3 assessore diverse, ma senza una vera e propria istituzione di delega, e il che significava che nessuno si sarebbe occupato di pace. E in parte ci siamo sbagliate perchè invece di pace qualcuno se n’è occupato, non per prendersene cura bensì per rimuoverla”.

Questa la posizione di Sinistra Italiana Ravenna:

“In questo caso peraltro la scelta politica più rilevante effettuata dal Comune di Ravenna è quella di investire sulla partecipazione sociale e quindi sull’affidamento di uno spazio alla Casa delle Donne, riconoscendola come una soggettività libera di agire nella sua autonomia. Non si capisce pertanto chi e perché si sia arrogato il diritto di intervenire in prima battuta rimuovendo la bandiera della pace e lo striscione “cessate il fuoco” dal balcone centrale, né tantomeno in nome di quale principio la richiesta sia poi stata reiterata relativamente alle finestre laterali”.

“Nel merito, riteniamo che nulla come i simboli del pacifismo e il richiamo alla cessazione della violenza bellica in Palestina e in Ucraina siano più degni di affiancare il tricolore repubblicano e i colori del nostro Comune, medaglia d’oro per il contributo dato alla lotta di Liberazione – continuano da SI -. Siamo certi che questo sentimento non sia solo nostro, ma della maggioranza delle cittadine e dei cittadini ravennati. Esprimiamo quindi tutta la nostra solidarietà alla Casa delle Donne, coinvolte in una situazione che non riguarda solo loro, ma il significato della politica nel nostro territorio. Chiediamo quindi che l’Amministrazione comunale intervenga a tutela della possibilità di esprimere pubblicamente valori che appartengono all’intera comunità”.