Nulla da dire sul maxi manifesto affisso dinnanzi alla sede dell’ospedale di Ravenna?

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Buongiorno e buon anno nuovo. Vorrei porre un quesito, nella speranza che diventi pubblico e che pertanto dia la possibilità di un confronto (anche se dubito). L ‘Assessora Bakkali, che ha voluto rimuovere i manifesti sulla Ru486, e le associazioni femministe, non hanno nulla da dire sul maxi manifesto affisso dinnanzi alla sede dell’ospedale di Ravenna, in viale Randi, che mi sembra un pochino riduttivo del ruolo e delle funzioni delle donne? Attendo un vostro gentile riscontro.

D.ssa Raffaella Cortini

Non sappiamo se l’Assessora Bakkali o le Associazioni Femministe vorranno intervenire, per quanto ci riguarda – visto che l’invito è aperto – si sentiamo di precisare alcune cose. 1) Nel manifesto anti-aborto erano contenute informazioni false e tendenziose, lesive non solo della dignità ma anche della salute delle donne. Infatti, si paragonava la Ru486 (un farmaco) a un veleno. Inoltre, quel manifesto pretendeva di parlare a nome delle donne, mentre l’intento era di colpevolizzare le donne che intendono avvalersi di un diritto riservato loro e di ricorrere a pratiche di interruzione di gravidanza pienamente lecite e sancite dalle leggi della nostra Repubblica. 2) Il manifesto che propone lei è un manifesto semplicemente di cattivo gusto, che usa il corpo della donna in maniera distorta (ma abbiamo visto anche molto di peggio, purtroppo) per veicolare un messaggio pubblicitario. In questo secondo caso, la cosa migliore è sottoporlo a critica pubblica, come ha inteso fare lei. In alternativa lo si può “neutralizzare” con la nostra intelligenza. Ma a nostro parere non ci sono gli estremi per la censura e la copertura del poster. In definitiva, c’è un abisso fra i due messaggi e c’è una notevole differenza fra le reazioni che i due messaggi possono suscitare, con conseguenti azioni differenti e proporzionate da intraprendere. LA REDAZIONE

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